Da La Bella Lisa, uscendo dal paese in direzione di Latina, a soli 10 minuti da Bassiano c’è l’abbazia di Valvisciolo con la sua splendida facciata che guarda verso la pianura pontina e il mare.

L'Abbazia di Valvisciolo
L’Abbazia di Valvisciolo

ABBAZIA DI VALVISCIOLO
Il complesso è protetto dai monti Carbolino e Corvino, dalle rocce calcaree strapiombanti, dimora del grande Corvo imperiale, un tempo qui nidificante, e da cui probabilmente deriva il nome del Monte Corvino. Su questi ripidi pendii un occhio attento potrà scorgere alcuni muri in opera poligonale (di Il maniera) alti 2-3 e fino a 7 metri, di incerta origine; qui è stato ritrovato anche materiale dell’età del Ferro.

L’Abbazia, dedicata ai Santi Pietro e Stefano, ha una storia complessa ed alquanto controversa. Fu probabilmente costruita nel secolo XI dai monaci greci Basiliani, portati nella campagna romana da San Nilo nel X secolo. Nel XII secolo i monaci scomparvero dalla zona lasciando i loro siti religiosi ai Cavalieri Templari che subito dopo il loro arrivo in Italia (dopo il 1116) si insediarono presso Sermoneta.  I Templari (ordine soppresso nel 1312 da Papa Clemente V) ricostruirono e riadattarono i primitivi edifici di culto dell’Abbazia.

Il chiostro dell'Abbazia di Valvisciolo
Il chiostro dell’Abbazia di Valvisciolo

Il nome Valvisciolo potrebbe derivare dalla unione tra “Malvisciolo” e “Valle” l’abbazia sorge in effetti allo sbocco di una valle e parte del nome deriva presumibilmente dai viscioli selvatici che dovevano crescere presso “Malvisciolo” carpinetano, località presso Carpineto dove esisteva un’altra abbazia ugualmente dedicata a S. Stefano. L’attuale Valvisciolo ebbe anche l’appellativo di “Marmosolio”, che era quello di Doganella, dove esisteva un’altra abbazia dedicata allo stesso santo e distrutta da Federico Barbarossa nel 1165, in odio al pontefice Alessandro III. I Cistercensi di Marmosolio furono costretti a rifugiarsi presso Valvisciolo sermonetano, in quel tempo governata dai Templari. Dopo la distruzione di Marmosolio i Templari abbandonarono ben presto Valvisciolo per consegnarla definitivamente ai Cistercensi. Questi ultimi monaci ebbero dunque il compito di costruire, l’attuale abbazia secondo i canoni della loro arte. Si può datare quindi la costruzione dell’odierna chiesa fra il 1165 ed il 1170.

La facciata è arricchita da un grande rosone e un piccolo “oculus” posto poco sopra. Il complesso, ampliato nel 1952 da un nuovo Monastero, segue lo schema classico delle abbazie cistercensi. L’interno è costituito da una navata centrale più ampia e alta delle due laterali, aggiunte in epoca più recente, e da otto pilastri rettangolari, robusti, privi di ornamenti architettonici. Una porta sulla navata di destra immette nel suggestivo chiostro, segno di eleganza e spiritualità, intorno al quale si sviluppano vari ambienti, tra cui la sala capitolare. Di forma quadrata, il chiostro è scandito negli spazi da coppie di colonnine.

 

L'Abbazia di Fossanova
L’Abbazia di Fossanova

ABBAZIA DI FOSSANOVA
L’itinerario prosegue lungo l’attuale via Appia, il rettifilo pontino, aperta sull’antico piano stradale romano, completato intorno alla metà del III secolo a.C. Lungo la strada, oltre a cippi e lapidi sparse qui e là, si incontra il casale che ricorda l’antico luogo di sosta a Tor Tre Ponti, dal nome Tripontium (da un ponte a tre navate), poi il Forum Appii (ora Borgo Faiti), e poco prima del casale di Mesa, altra antica località di sosta, un sepolcro che può datarsi alla seconda metà del I secolo a.C. Subito dopo Mesa si abbandona l’Appia ed in breve si raggiunge il piccolo borgo di Fossanova, un tempo circondato da mura. Oltrepassata la torre merlata si scorge la facciata solenne ed imponente della chiesa. L’Abbazia di Fossanova è considerata l’esempio primo di architettura gotico-cistercense in Italia. Concepita in modo organico attorno allo splendido chiostro, i monaci Cistercensi iniziarono a costruirla nel 1187, poi il refettorio, la sala capitolare, il dormitorio; all’esterno la foresteria, l’infermeria e il cimitero. Lo splendore del complesso abbaziale è dovuto alle prestazioni di grandi monaci architetti, carpentieri e maestri della pietra: tutti gli edifici infatti furono costruiti interamente in pietra calcarea estratta e lavorata in loco.

Il monumentale portale dell'Abbazia di Fossanova
Il monumentale portale dell’Abbazia di Fossanova

Nacque una vera scuola che fu in grado di esportare l’architettura e lo stile cistercense a Valvisciolo, Casamari, Ciociaria e in tutta Italia. L’abbazia nacque su un convento benedettino, forse del VI secolo; i monaci bonificarono dapprima il fondovalle paludoso scavandovi un nuovo canale per il deflusso delle acque, il Fosso nuovo, da cui il nome dell’abbazia.
La facciata della chiesa è caratterizzata da un enorme rosone di circa 5 metri di diametro, formato da una raggiera di 34 colonnine; più sopra, nel timpano, troviamo un “oculus” di grandi dimensioni. Il monumentale portale, con una lunetta che riprende il motivo del rosone, si presenta con tre colonnine per parte e rispettivi archi. Sull’esterno della chiesa si erge il tiburio a pianta ottagonale, a due piani, che sostituisce la torre campanaria; nel 1595 fu danneggiato da un fulmine e ricostruito. L’interno della chiesa è a tre navate divise da sette coppie di robusti pilastri, congiunti da archi ogivali; così privo di decorazioni è straordinariamente suggestivo e armonioso, perfettamente proporzionato nelle dimensioni, con i grandi pilastri che si proiettano in alto, archi e crociere.
L’altare maggiore della chiesa, dedicata alla Vergine e a S. Stefano, fu consacrato nel 1208 da Innocenzo III. Il chiostro, con elementi in stile gotico e romanico, è di forma quadrangolare, tre lati di esso potrebbero far parte dell’antico chiostro romanico dell’edificio preesistente, il monastero benedettino dedicato a S. Stefano.

Interessanti le colonnine binate, elaborate con stili, intagli e bassorilievi diversi. A lato del chiostro si trova la sala capitolare con volta a crociera e due pilastri a fascio al centro. Qui morì San Tommaso d’Aquino, in una stanzetta della foresteria, dietro la chiesa. Convocato da Papa Gregorio X per il Concilio di Lione, egli lasciò Napoli e s’incamminò per il lungo viaggio su una mula; a Maenza, dopo una visita alla nipote Francesca, il santo accusò forti febbri e presto si fece trasportare a Fossanova. Qui, ospitato nella stanzetta della foresteria, spinto da un presentimento, si fece distendere sul pavimento e attese la sua ultima ora che giunse il 7 marzo 1274. La leggenda legata alle sue esequie vuole che la mula, rotte le corde che la tenevano, raggiunse il luogo della cerimonia funebre e cadde morente subito dopo.