Legenda:
1 Portanova | 2 Il Belvedere | 3 La Porticina | 4 Chiesa di S. Nicola | 5 L’Orticello | 6 Chiesa di S. Maria | 7 Jo sebbùleco | 8 Chiesa di S. Erasmo | 9 Casa natale di Aldo Manuzio | 10 Palazzo Baronale

 

La tradizione attribuisce la paternità del paese a Sesto Vario Avito Bassiano (della stirpe siriana dei Bassiano) dichiarato imperatore romano col nome di Marco Aurelio Antonino Augusto Caracalla, meglio noto col nome di Eliogabalo Caracalla. Ma c’è anche chi nomina Tito Giulio Bassiano, ricco possidente di Terracina, che in queste zone aveva dei fondi agricoli e una villa rustica.
Notizie certe dell’antica cittadella risalgono al XIII secolo, quando Bassiano passò dalla famiglia degli Annibaldi ai principi Caetani. Furono questi a donare a Bassiano quello che oggi è uno dei suoi monumenti più singolari: la cinta muraria, costruita tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo.

Testina dell'ambone nella Chiesa di S. Nicola
Testina dell’ambone nella Chiesa di S. Nicola

Dalla locanda La Bella Lisa si scende fino alla Piazza Matteotti, detta Portanova. Superato l’arco della Porta (1), prendendo sulla sinistra la via che costeggia la cinta muraria, a metà di una leggera salita si giunge al Belvedere (2), una terrazza che consente di ammirare il magnifico scenario naturale che circonda il paese. La passeggiata lungo la Via delle Mura consente di percorrere l’antico camminamento delle ronde. La cinta muraria è intervallata dalla presenza di Torrioni che nei secoli hanno subito diversi cambiamenti d’uso.

Si prosegue fino a giungere, all’apice di una bella scalinata, un piccolo slargo dal quale è visibile la parte esterna dell’abside della Chiesa di S. Nicola (4).
Ai piedi della scalinata si trova un altro accesso al paese medioevale la così detta Porticina (3). Lasciando a sinistra la Porticina si prosegue fino a giungere all’Orticello (5), splendida piazzetta medioevale da dove è possibile allungare lo sguardo verso il mare di Sabaudia e del Circeo.

All’inizio della scalinata di Via Plebiscito, a destra, si trova la porta d’ingresso della chiesa di S. Nicola (4), costruita nel 1200 e in parte distrutta nel corso del secondo conflitto mondiale. L’interno è costituito da una navata centrale, una piccola navata laterale e un transetto. Sopra l’altare maggiore un affresco del Seicento raffigura la Madonna in trono con il Bambino. Il lato sinistro della navata è ornato da un originale ambone del XIII secolo, sorretto in parte da una colonnina con capitello; subito dopo, in una piccola nicchia, si osserva una tavola a olio raffigurante l’immagine del SS.mo Salvatore, copia del quadro di Girolamo Siciolante da Sermoneta, il cui originale è condotto in processione per le strade del paese la sera del 14 agosto di ogni anno.

Il percorso continua lungo la scalinata di via Plebiscito dalla quale, voltandosi, si può ammirare l’elegante campanile della chiesa. Si prosegue scendendo pochi scalini fino a una suggestiva piazzetta dominata dalla bella facciata della Chiesa di S. Maria (6). Questa chiesa, parte di un convento costruito dai Benedettini nel XII secolo, rappresentò il perno intorno al quale si sviluppò la cittadella. La sua facciata ha subìto una variazione del disegno originale, nel XVII secolo infatti fu sopraelevata di circa 3 metri. L’interno è costituito da un’unica sobria navata e da un coro. Risalendo pochi gradini si giunge in Piazza XXV Luglio, per secoli il centro della vita sociale del paese. Tale ruolo è poi stato assunto dalla Portanova (piazza Matteotti) nel secondo dopoguerra.

Proseguendo dalla fine delle scale verso destra ci si immette in via Aldo Manuzio (il corso principale del piccolo paese). Dopo qualche decina di metri, a sinistra, si affronta la scalinata delle “case rotte” al termine della quale si volta a destra per percorrere un breve tratto di via Menotti. Quindi si sale a sinistra per via Dante e, terminata la scalinata, a sinistra troviamo “jo sebbùleco” (7), un passaggio buio situato tra le case e sormontato dall’abside e dalle sacrestie della chiesa di S. Erasmo (8).

Torrioni e scalinate lungo la Via delle Mura

Percorrendo “jo sebbùleco” ci si immette a destra in via Umberto I, si salgono le scale e ancora a destra si raggiunge Piazza s. Erasmo. Questa armoniosa piazzetta, interamente contornata di case, è dominata dalla facciata della omonima chiesa, edificata tra il XII e XII secolo e dedicata a S. Erasmo, patrono del paese. La facciata, semplice nelle sue linee, presenta un rosone centrale e 3 portali con architrave centrale sormontato da un bassorilievo raffigurante il Padre Eterno. L’interno è diviso in 3 navate; nell’abside è situato un coro ligneo di notevole fattura e sopra il coro, sul fondo dell’abside, una grande tela del 1999 di Francesco de Castello Flander. Nel lato sinistro dell’ultima cappella della navata sinistra, in una nicchia, un’acquasantiera sorretta da un leone, scolpita nel XII secolo. Vicino alla cancellata che separa la nicchia della cappella, in un affresco, originario del Santuario del SS.mo Crocifisso, è raffigurata la Madonna con il Bambino in trono, circondata da Angeli adoranti, probabilmente realizzato fra il XIII e XIV secolo.

Usciti dalla chiesa e attraversata la piazzetta, a sinistra si raggiunge Piazza della Torre, occupata dal basamento circolare di una torre civica, demolita nella prima metà dell’Ottocento. Costeggiata la circonferenza della piazza, sulla via opposta a quella d’ingresso, subito a destra, si scende la ripida scalinata al termine della quale ci si immette in via Ginesio.

A questo punto si può tornare in Piazza XXV Luglio. All’altezza del numero civico 103, si trova una lapide che indica la casa natale di Aldo Manuzio (9) e al numero 117, l’ingresso del Palazzo Baronale (10). Questo edificio, fatto costruire dai principi Caetani nella seconda metà del XVI secolo, ne ingloba altri di epoca precedente, appartenuti agli Annibaldi; attualmente ospita gli uffici comunali e il centro sociale. Mentre sulla stradella parallela, che costeggia il lato posteriore del palazzo, si trova l’ingresso del museo dedicato ad Aldo Manuzio.

Via Giulio Bernardini. Salendo la scalinata si arriva alla Piazzetta del Governatorato

Superato il Palazzo Baronale si prosegue fino a giungere a Largo Pont-en-Royan, detto dai paesani Portavecchia, con l’ampia scalinata dedicata al nome di Giulio Bernardini, primo sindaco socialista del paese, quando la nazione era ancora sotto la monarchia.

La lunga scalinata culmina nella piazzetta del Governatorato. Qui, sulla sinistra, c’è un piccolo slargo dominato da un grande  portone incorniciato da un antico arco di pietra attraverso il quale si accedeva al palazzo del governatore di Bassiano. Nel palazzo c’era il salone di rappresentanza per gli ospiti illustri, i locali degli antichi uffici amministrativi, oltre agli orti sottostanti, alle grandi cantine e alle abitazioni private della famiglia Bernardini, che furono per diversi secoli i governatori del Paese incaricati dai principi Caetani.

Tornando alla base della lunga scalinata, dalla Portavecchia si procede fiancheggiando sulla destra le mura del Governatorato e sulla sinistra il panorama del monte Trinità, oltre il quale si apre la pianura Pontina. Si giunge quindi al punto di partenza, in Piazza Matteotti, cioè la Portanova.

Arco delle mura in piazza Matteotti detta anche Porta Nuova