L’ingresso del Castello di Sermoneta

Da La Bella Lisa, scendendo lungo la strada per Latina, superata l’Abbazia di Valvisciolo, si giunge a Sermoneta Scalo da dove si sale all’antico borgo medievale rinomato per la presenza del Castello Caetani, tra i meglio conservati dell’intero Lazio.

IL CASTELLO
Il maniero venne Eretto intorno al XI secolo.  Modificato e ampliato tra Quattrocento e Cinquecento, presenta un imponente mastio quadrato duecentesco e un’ampia e scenografica corte, dominata da un palazzetto quattrocentesco in falso bugnato. Nelle sue “Stanze Pinte” (opera forse di un allievo del Pinturicchio), sembra sia stata ospite Lucrezia Borgia. La visita merita del tempo per osservare i suoi affascinanti arredi medievali, i ponti levatoi e i passaggi segreti. Suggestivo il lungo passaggio coperto (la cosiddetta “Grande Batteria”) che, attraversando un tratto delle mura, permette l’accesso al camminamento di ronda. Da qui si gode uno splendido panorama sulle verdi campagne tra Sermoneta e Norma e sulle retrostanti montagne.

In estate il luogo diviene palcoscenico del Festival Pontino. La prestigiosa rassegna di musica classica che richiama maestri e compositori da tutto il mondo.

La corte del Castello di Sermoneta

IL CONVENTO DI SAN FRANCESCO
Negli immediati dintorni di Sermoneta, a circa un chilometro dall’abitato, si trova il Convento di San Francesco che si raggiunge percorrendo la panoramica via San Francesco. Il complesso monastico, affiancato dal cimitero, nacque nel XII secolo come fortilizio dei Templari, i quali vi rimasero sino al 1312. Dopo la soppressione dell’ordine subentrarono i cosiddetti “Fraticelli Francescani”, eremiti che osservavano un’interpretazione ortodossa della dottrina del “Poverello d’Assisi”. Questi, a seguito delle persecuzioni messe in atto contro di loro dal clero romano, trovarono rifugio a Bassiano, dove costruirono un Eremo, e in seguito nella misteriosa Grotta di Selvascura.
Il cenobio nel 1495 fu donato da papa Alessandro VI ai frati Minori Osservanti. A questa data risale peraltro l’enorme leccio secolare davanti la chiesa, piantato proprio per volere del Pontefice in occasione della donazione. Un secolo dopo, il convento passò ai frati riformati detti “Zoccolanti”, che sarebbero rimasti fino al 1873. Appartenne con tutta probabilità anche ai Cavalieri di Malta, come testimoniano le due croci dipinte sulle colonne del portico della chiesa.