Partendo dalla La Bella Lisa appena usciti dal paese c’è l’ “incrocio del Crocifisso” dal quale parte la strada per salire verso il Monte Semprevisa, meta di escursionisti provenienti da tutto il Lazio. Con i suoi 1.536 metri di quota è la vetta più alta di tutta la Catena dei Volsci, l’Antiappennino laziale meridionale, formato dai Monti Lepini, Ausoni e Aurunci.

VERSO LA CIMA – L’itinerario proposto si immerge nella natura selvaggia del Parco dei Lepini. La natura carsica di questi monti appare già dal pianoro erboso di Camporosello percorso spesso tra cavalli e maremmane lasciate brucare allo stato brado. I biancheggianti calcari ed il verde dei boschi caratterizzano l’aspro paesaggio. Quassù, a oltre 1.100 metri di quota si osservano i cumuli di terra della Talpa ed è facile l’incontro con il Culbianco spesso posato tra le rocce affioranti, e con la Volpe intenta nella cattura di coleotteri ed altri invertebrati.
Dal pianoro, seguendo la segnaletica posta dalle guardie forestali, si prosegue in salita con ampi tornanti, fino alla “Sella”, a quota 1335 metri; qui, prima di salire lungo le creste, si può sostare, magari seduti su un vecchio tronco di faggio abbattuto, ammirando il panorama. Il bosco di faggio si alterna spesso alle aree rocciose scoperte; nel bosco si incontrano in primavera anemoni e scille e in estate orchidee spontanee tipiche della faggeta e poco appariscenti.

Tra panorami spettacolari si prosegue sino alla vetta dove la vista spazia fino al mare, verso il Circeo e le Isole Pontine, con superbi scorci su tutta la catena orientale dei Lepini e fino ai monti dell’Appennino. Nelle vicinanze della vetta, si osservano fioriture di Semprevivo, e qui e là, ancora tracce di Talpa e simpatiche Lucertole muraiole. Poco oltre la vetta, si può proseguire lungo il sentiero, sulle creste, fino ad incontrare millenari esemplari di tasso misti al faggio.

LA VEGETAZIONE – A partire dalle fasce pedemontane e collinari, la successione delle principali fitocenosi del territorio lepino sono: la macchia mediterranea, la lecceta, i querceti caducifogli, il bosco misto, la faggeta ed i pascoli pseudoalpini. La faggeta occupa le cime maggiori e gran parte dei rilievi a partire dai 900 metri circa; sul versante occidentale dei Lepini

Sulle creste del Monte Semprevisa
Sulle creste del Monte Semprevisa

essa ha invece il limite inferiore molto elevato, a circa 1.200 metri, poiché esposta all’insolazione e ai venti marini. Al faggio è associato spesso il Tasso, con imponenti esemplari nel gruppo del Monte Semprevisa, che risulta essere, assieme all’Agrifoglio, un relitto di lontani periodi climatici (Terziario). Ambedue le specie, tra le più caratteristiche ed interessanti del comprensorio lepino, sono considerate “elementi esemplari delle biocenosi del Lazio” e per questo comprese nella Legge Regionale sulla “protezione della flora spontanea”. I popolamenti di Tasso sono noti da tempo e costituiscono uno dei pregi vegetazionali dei Monti Lepini. Il tasso è un albero sempreverde molto longevo e a lenta crescita: alcuni esemplari dei Lepini raggiungono la veneranda età di 1500-2000 anni. Il bosco misto occupa nei Monti Lepini aree discontinue e poco estese: a sue spese sono stati ricavati dall’uomo i pascoli per il bestiame domestico al- levato allo stato brado (vacche maremmane, cavalli e maiali), i coltivi, i castagneti. In alcune zone interne si conservano ancora consistenti frammenti di quella che un tempo doveva essere la più bella associazione vegetale dei Lepini, con enormi cerri, carpini, aceri e tigli. Ma l’interesse botanico dei Lepini è rivolto anche alle belle orchidee spontanee: da febbraio a ottobre ne fioriscono un numero elevatissimo, circa 50 specie, oltre agli ibridi naturali

LA FAUNA -La fauna dei Lepini è ricca e interessante a partire dai numerosi artropodi endemici, tra i quali alcuni Coleotteri. Nelle acque fresche di sorgenti e pozze naturali, e nei ruscelli, non mancano gli anfibi (9 specie) come la piccola Salamandrina dagli occhiali, specie endemica italiana, bene rappresentata su questi monti con circa 40 stazioni riproduttive. Colpisce il suo acile aspetto, da lucertolina nerastra denutrita e disidratata, con la caratteristica macchia biancastra sul capo, a mo’ di occhiali.

La faggeta in autunno e fioriture di Semprevivo

Per i Monti Lepini sono state segnalate inoltre 17 specie di rettili, 160 di uccelli (nidificanti, migratrici, estive, svernanti o accidentali) e 44 d mammiferi. Per i rettili sono presenti tutte le specie più comuni ed altre a distribuzione più ristretta nel Lazio, dalle lucertole muraiole e campestri, ai ramarri, luscengole e orbettini, ma anche serpenti (7 specie) e la vipera comune, l’unico animale che può destare qualche preoccupazione per il suo veleno, anche se il suo incontro è comunque raro a quote elevate. Tra gli uccelli notevole è la presenza del Falco pellegrino, abitante i dirupi rocciosi della catena occidentale e orientale, cacciatore alato spettacolare che raggiunge le sue prede in volo come un “proiettile vivente”, a velocità paragonabili a quelle delle auto da corsa. Non mancano la Poiana e lo Sparviere, e la grande “aquila dei serpenti”, il Biancone, presente da marzo a ottobre e nidificante. Qui si osserva in certe occasioni anche l’Aquila reale, la sua presenza veniva citata su queste vette già nel 1860 dal Gregorovius. Nidificante qui fino al 1981, oggi viene avvistato solo qualche erratico proveniente dai monti dell’Appennino laziale dove sono ancora presenti coppie stabili.

Un'Arvicola rossastra sui rami bassi di un faggio e tracce di Talpa a Camporosello
Un’Arvicola rossastra sui rami bassi di un faggio e tracce di Talpa a Camporosello

In totale sono state rilevate su questi monti 95 uccelli nidificanti, ed oltre ai più comuni Cardellini, Verdoni, Merli, Pettirossi, Usignoli e Ballerine, si osservano altre specie poco comuni e con distribuzione ristretta quali ad esempio i picchi, il Calandro o lo Zigolo muciatto. Abbattimenti, tracce e rare osservazioni dirette, confermano la presenza del leggendario Lupo, abitante da sempre queste montagne pur se con un nucleo ridotto di esemplari. Più consistenti le popolazioni di Istrice, Tasso, Volpe, Donnola, e le schiere dei piccoli insettivori, dal Riccio al minuscolo Mustiolo, e alle numero- se specie di Chirotteri o Pipistrelli.

I MONTI LEPINI – Orograficamente il gruppo dei Lepini è composto da due catene montuose principali, separate da un solco profondo (linea tettonica Montelanico-Carpineto). Sono caratterizzati da imponenti fenomeni carsici, sia ipogei, con centinaia di grotte ed abissi, che epigei, con doline, campi carsici ecc. La complessa orografia, l’estensione del territorio e la vicinanza del mare determinano al suo interno variazioni climatiche sostanziali: nelle fasce pedemontane e collinari del versante occidentale si hanno inverni miti e siccità estive prolungate, nelle aree collinari medio- montane inverni più freddi e minore periodo di siccità estiva mentre, nelle zone culminali e interne, un clima di tipo mediterraneo montano, con elevata piovosità, innevamento per più mesi dell’anno e brevi periodi di siccità. La distribuzione delle varie associazioni vegetali rispecchia tali caratteristiche climatiche pur se a volte non inquadrabili nelle zonizzazioni teoriche, come ad esempio sul gruppo del Semprevisa dove la lecceta raggiunge i 1.200 metri, a contatto con il bosco di faggio.